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In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto!
Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera».

Tratto dal giornale ” CREDERE -LA GIOIA DELLA FEDE-”

Quando si legge il Vangelo si può avere la sensazione di cogliere delle contraddizioni tra un versetto e un altro. Ad esempio, nel testo che oggi meditiamo, Gesù afferma di non essere venuto a portare pace nel mondo, ma divisione. Staccato dal contesto, quest’affermazione potrebbe addirittura apparire un assurdo perchè il Cristo è re di pace. Tutto il suo insegnamento è orientato all’amore che perdona, e proclama beati colore che costruiscono la pace. Cosa vuol dirci allora qui? Nel quadro degli insegnamenti che formano questa sezione del Vangelo di Luca, Gesù invita i suoi discepoli a scelte coraggiose e spesso controcorrente. La sua parola non lascia indifferenti: bisogna decidersi. Chi vuole seguirlo è chiamato a scelte impegnative, che coinvolgono l’intera esistenza, decisioni che possono essere in contrasto con la logica corrente e i ragionamenti umani. I suoi seguaci devono essere pronti a incomprensione e persecuzione. Non devono ricercare il plauso e l’apprezzamento degli uomini, ma solo quello di Dio. Ecco perchè chi vuole seguirlo deve essere consapevole che la sequela evangelica crea divisione tra chi è con Cristo e chi invece no. Ma la sua parola di salvezza è un fuoco che incendia il mondo del suo amore; ogni credente deve ardere di quest’amore perchè quanto prima si realizzi il regno di Dio sulla terrra.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».
Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?».
Il Signore rispose: «Chi è dunque l’amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi.
Ma se quel servo dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda a venire”, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli.
Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche.
A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più».

 

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Il Signore con questa riflessione ci fa stare sempre allerta, come qualcuno che fa la guardia alla sua casa in attesa che venga il ladro.

Non sappiamo quando verrà il Signore a renderci conto della nostra vita, delle nostre azioni, dei nostri giudizi. Abbiamo poco tempo per essere misericordiosi, per pregare, per riconoscere nostro Signore attraverso il nostro fratello bisognoso. Abbiamo ricevuto dei doni da nostro Signore e questi doni torneranno a Lui e vuole che noi li facciamo fruttificare questi doni, non stiamo sempre in disparte ad aspettare il momento propizio per metterci in gioco. Creiamoci da soli i nostri momenti di azione, diffondiamo la Parola di Dio, non facciamoci trovare dal Signore impreparati.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito.
Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli.
E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro!».

 

Il Signore ci chiama oggi ad essere sempre pronti in ogni momento. Essere pronti con le buone azioni, con la sua parola di vita, con il suo messaggio d’amore, vuole che lo diffondiamo in tutto il mondo, nelle nostre realtà quotidiane, sul nostro posto di lavoro, fra gli amici, ovunque in ogni luogo.

Non sarà mai troppo tardi per seminare i semi dell’amore e per vedere spuntare i germogli di nostro Signore

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Dal vangelo secondo Luca  5,12-16

Un giorno, mentre Gesù si trovava in una città, ecco, un uomo coperto di lebbra lo vide e gli si gettò dinanzi, pregandolo:” Signore, se vuoi, puoi purificarmi”. Gesù tese la mano e lo toccò dicendo:” Lo voglio, sii purificato!”. E immediatamente la lebbra scomparve da lui. Gli ordinò di non dirlo a nessuno:” Và invece a mostrarti al sacerdote e fà l’offerta per la tua purificazione, come Mosè ha prescritto, a testimonianza per loro”. Di lui si parlava sempre di più, e folle numerose venivano per ascoltarlo e farsi guarire dalle malattie. Ma egli si ritirava in luoghi deserti a pregare.

 

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Un altra riflessione che ci viene data dal vangelo di oggi ci porta a guardare al miracolo eucaristico, L’Eucarestia. Nostro Signore con questo miracolo ci da un anticipo del grande miracolo che si compirà nella sera dell’Ultima cena e che si compie oggi ogni giorno quando nelle nostre chiese ci riuniamo e spezziamo il pane vivendo questo grande mistero che ci è stato affidato.

Dobbiamo sempre guardare all’Eucarestia, al pane che ci dona forza e vita, che ci dona la presenza autentica e duratura di Cristo Signore.

 

In questo Vangelo, al sesto capitolo, Giovanni ci vuol parlare dell’Eucaristia e inizia con la moltiplicazione dei pani e dei pesci. Ecco: Gesù vede una grande folla che accorre a Lui e… “ha compassione di loro perché erano come pecore che non hanno pastore e si mise ad insegnare loro molte cose”. Gesù è un Dio compassionevole e il suo Cuore è Cuore misericordioso: ci accetta e ama così come siamo… Egli “prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li dava ai suoi discepoli perché li distribuissero; e divise i due pasci fra tutti” ed erano cinquemila uomini…! Questo miracolo Gesù lo fa come insegnamento e per preparare la gente ad accogliere il Mistero grande dell’Eucaristia che Egli vuole istituire nella Chiesa. Lo fa per sfamare l’uomo, tutti noi, dalla nostra fame esistenziale, quella che abbiamo di Dio. E solo Dio Amore può sfamare l’uomo, che è assetato d’amore. Infatti verso la fine del capitolo sesto leggiamo: “Io sono il Pane vivo disceso dal Cielo, chi mangia la mia Carne e beve il mio Sangue avrà la vita eterna. Egli ha compassione del suo popolo, ha compassione di noi che non riusciamo mai a sfamarci perché le cose del mondo sono come paglia secca, ma il suo è un Cibo supersostanziale: è il Pane degli Angeli, è la Carne e il Sangue del Figlio di Dio disceso in terra; e “chi ne mangia non avrà più fame e chi ne beve non avrà più sete. E Sant’Agostino scriveva: “Il mio cuore è inquieto, o Dio, finché non si riposa in te!”. Egli ci sfama con la sua Parola e con la Santa Eucaristia. E ciò avviene in ogni Santa messa dove l’insegnamento di Gesù si celebra nella prima parte e nella seconda parte: la Liturgia Eucaristica.

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Dal vangelo secondo Marco  6,34-44

 

In quel tempo, sceso dalla barca, Gesù vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perchè erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose. Essendosi ormai fatto tardi, ordinò ai discepoli di farli sedere tutti, a gruppi, sull’erba verde. E sedettero, a gruppi di cento e di cinquanta. Prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li dava ai suoi discepoli perchè li distribuissero loro; e divise i due pesci fra tutti. Tutti mangiarono a sazietà, e dei pezzi di pane portarono via dodici ceste piene e quanto restava dei pesci. quelli che avevano mangiato i pani erano circa cinquemila persone.

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Dopo la festa dell’Epifania, festa in cui il Signore Gesù si manifesta pienamente nella sua semplicità, nel suo amore, nella sua essenzialità, ora il Signore ci invita alla conversione, ci invita a pensare al Regno di Dio. Il Signore Gesù è sceso sulla terra per stare accanto a noi e per annunciare a tutta la terra la luce che è venuta a illuminare il mondo, ad annunciare il Regno di Dio.

 

Gesù inizia la sua predicazione a Cafàrnao nella “Galilea delle genti”, sulla riva del lago di Tiberìade. Là era un crocevia di siriani e di altri popoli, che non conoscevano il vero Dio d’Israele. Ma questo “popolo che abitava nelle tenebre, vide una grande Luce… una Luce è sorta”: è Gesù! Egli cominciò a predicare e a dire: “Convertitevi, perché il Regno di Dio è vicino!”. Dove c’è Gesù là c’è il Regno di Dio, il Regno dei Cieli, che si allarga e si espande a macchia d’olio, man mano che Gesù cammina per le vie e viuzze della Galilea e poi della Samaria e infine della Giudea dove entrerà a Gerusalemme per essere coronato Re d’amore sulla Croce: e allora il Regno di Dio si espanderà sulla faccia della terra, ed è arrivato fino a noi, oggi. Nei suoi tre anni di evangelizzazione Gesù ha percorso per tre volte tutta intera la Palestina, da nord a sud. E dove Lui passava avvenivano meraviglie… i malati guarivano, gli indemoniati venivano liberati… i morti risuscitavano! E tutti accorrevano a Lui, da ogni parte! E oggi? Siamo diventati pigri e anche freddi nella fede verso Gesù, ecco perché ci sono pochi miracoli e il cristianesimo si è infiacchito. Dipende dalla fede, dalla fede in Gesù Cristo Signore. E allora svegliamoci e convertiamoci a Lui con tutto il cuore e rimettiamolo al suo posto: al primo come si addìce a Dio e come è scritto nel primo Comandamento! Mettiamolo al centro di tutta la nostra esistenza, perché Egli è davvero il Signore della nostra vita. E sentiremo sempre la gioia della sua presenza e avremo pace finalmente, perché il Regno di Dio è Regno di pace, quella che il mondo non può dare.

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In quel tempo, quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, perchè si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia: Terra di Zàbulon e terra di Nèftali, sulla via del mare, oltre il Giordano, Galilea delle genti! Il popolo che abitava nelle tenebre vide una grande luce, per quelli che abitavano in regione e ombra di morte una luce è sorta. Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire:” Convertitevi, perchè il regno dei cieli è vicino”. Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il Vangeglo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo. La sua fama si diffuse per tutta la siria e conducevano a lui tutti i malati, tormentati da varie malattie e dolori, indemoniati, epilettici e paralitici; ed egli li guarì.

Annunciazione 2

A volte i miei ragazzi si domandano cosa ci guadagnano a comportarsi bene. Vedono nel mondo esterno che coloro che rubano, sono maleducati, egoisti vanno avanti lo stesso, anzi, a volte vanno avanti meglio di coloro che hanno riguardo per il prossimo e preferiscono sani principi ad una vita senza regole. In casa nostra ci sono sempre stati ragazzi che si sono adeguati alle regole per poi capirle e farle proprie, tanto da venir loro naturale non rubare, essere generosi verso chi sta loro vicino, sensibili nei confronti delle persone che li circondano e che li hanno cresciuti con amore. Questa sensibilità purtroppo non è da tutti, così come imparare regole e principi ed alcuni di loro prendono un’altra strada, talvolta cruenta come rubare e picchiare, altre volte semplicemente menefreghista e con lo sguardo rivolto soltanto al loro bene personale senza nemmeno lontanamente pensare che un loro comportamento possa ferire le persone attorno a lui.
Con il passare del tempo, con il ripetersi per anni di certi comportamenti, in contrapposizione a coccole, bacini, pensieri gentili, interessamento e sorrisi è umano che se dobbiamo scegliere a chi dare una caramella in più la diamo a coloro che hanno sempre dimostrato affetto per noi.
Questo non riguarda l’amore, che è grande, enorme per tutti, anzi il nostro tempo, la nostra mente, le nostre forze sono tutte per coloro che sono più deboli, quelli che si perdono, quelli che si comportano male. Ma se dobbiamo dare un incarico a qualcuno, un ruolo diverso di rappresentanza, un premio perché uno solo ne abbiamo, lo doniamo a chi da sempre ti è stato vicino, a chi ti aspetta fuori della porta di casa, a chi si attarda per non lasciarti indietro, a chi gioisce con te, a chi condivide le tue stesse passioni, a chi desidera passare le feste con te per la gioia di condividere un momento di serenità.
I ragazzi a volte non pensano quanto possano ferire, quanto a volte basti poco per accarezzare un cuore che ha mille pensieri ogni giorno, un’anima che cerca ogni spiraglio per educarli e farli stare bene. Quando in estate è il momento di andare in piscina, alcuni corrono verso l’acqua, nemmeno si preoccupano di attendere gli altri per condividere ogni istante di gioia, altri aspettano chi ritarda per andare insieme. Così nella quotidianità quando si esce di casa, o quando partecipiamo ad una bella iniziativa.
Così facciamo noi con Dio, ragazzi del Signore, quando tutto va bene, quando ci sono cose che ci piacciono non ci preoccupiamo di ringraziare con un sorriso, con una preghiera, con un gesto di altruismo il Padre che ce le ha concesse, anzi spesso le diamo per scontate e pretendiamo di più, sempre di più, persino arrabbiandoci se non ci vengono elargite subito e a piene mani. Il Signore ci vuole bene lo stesso, ci perdona, ci scusa, ci protegge e ci aiuta anche per farci capire che stiamo sbagliando, ma se deve dare un premio in più, un dono impensabile lo darà a coloro che si sono dimostrati più sensibili nei Suoi confronti, desiderosi di passare con Lui i momenti di gioia, il Natale, la Pasqua, il giorno del compleanno.
In questo periodo di Natale l’angelo Gabriele dice a Maria “Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio”, il suo affetto verso il Signore, la sua devozione ha portato Dio a farle questo grande dono, il dono della maternità.

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Oggi riflettiamo sull’annuncio dell’arcangelo Gabriele alla Vergine Maria, del racconto che ci espone le paure e i dubbi della Madonna e l’angelo le disse di non temere, NULLA E’ IMPOSSIBILE A DIO.  Su questo noi rifletteremo  su l’IMPOSSIBILE DI DIO.

L’impossibile di Dio si rende possibile nel credere.

Ogni volta che crediamo, rendiamo presente in noi e attorno a noi questo impossibile.

Anche attorno a noi, allora, i segni diventano sempre meno chiusi, e si aprono per essere segni di vita, di speranza, di fede e di amore.
Credere all’impossibile di Dio fa sorgere anche i segni dell’impossibile.

Questa constatazione avviene ogni volta che il nostro cammino si riconduce alla Parola del Vangelo.

Il passaggio dall’impossibile a ciò che è possibile avviene sulla Parola.

L’ Annunciazione come fatto di cronaca è impossibile; ma come segno diventa possibile e attuabile per noi, anche oggi.
Tutto avviene grazie all’ascolto della Parola.
Proprio come lo è stato per Maria.

L’atto di fede di Maria è anche il nostro atto di fede e di adesione, attraverso l’ “Eccomi” nella disponibilità anche all’impossibile, che però viene trasformato proprio dall’atto di fede e di adesione.

L’ ANNUNCIAZIONE A MARIA E’ OGGI ATTRAVERSO MARIA, A NOI